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Questa torrida estate 2018 ha purtroppo consegnato alle cronache episodi tragici, sui quali e verso le vittime dei quali va il massimo cordoglio e rispetto, tra cui il noto incidente avvenuto il 6 Agosto 2018 tra l’autostrada A1 e A14 nei pressi di Borgo Panigale. Cosa può insegnarci questo tragico sinistro e quali sono le “falle” di un sistema di gestione del rischio ancora troppo acerbo nel nostro paese?
La dinamica del sinistro, che ha interessato una moltitudine di veicoli ma non solo, è decisamente chiara grazie soprattutto alle immagini registrate da una telecamera di servizio di autostrade: il conducente di un’autocisterna, dipendente di un’impresa di commercio e distribuzione di carburanti (la “Fratelli Loro”), non si accorge della colonna di veicoli fermi che lo precedevano e vi si schianta contro senza quasi toccare i freni. L’esito è quello che abbiamo nostro malgrado osservato in tutti i principali media: l’incendio innescato dalle vernici contenute nell’autocarro tamponato e la conseguente, e spaventosa, deflagrazione del GPL fuoriuscito dalla cisterna. Il bilancio dei danni a persone è tragico: 1 morto, oltre 150 feriti di cui 4 gravissimi.
Per i danni a cose non va meglio: l’esplosione coinvolge a catena anche alcune strade di Borgo Panigale, la scossa fa tremare e scoppiare i vetri delle case. Sempre a Borgo Panigale, tra la via Emilia e via Caduti di Amola, prendono fuoco ed esplodono a catena decine di auto parcheggiate in due concessionarie auto di Fiat e Peugeot. Sull’autostrada resta un cratere profondo, ci sono detriti dappertutto, lamiere contorte e bruciate, vetri ovunque. Il ponte autostradale è parzialmente crollato. Le strade intorno sembrano un palcoscenico di guerra.
Chi pagherà?
La domanda che spesso ci si pone, una volta messo da parte lo sgomento e la tristezza, è: chi pagherà tutti questi danni? Gli attori interessati, in questo caso, sono diversi: in primis il conducente ed il proprietario dell’autocisterna (in solido tra loro), i proprietari dei veicoli danneggiati, i proprietari delle abitazioni e delle attività commerciali danneggiate dall’onda d’urto e dal fuoco, la Società concessionaria dell’autostrada, lo Stato. La Società assicuratrice è Allianz che, ad oggi, ha già ricevuto in merito 243 richieste di risarcimento (QUI se vuoi approfondire), la polizza di responsabilità civile verso terzi era regolarmente operativa e possiede un massimale di 10 milioni di euro, ovvero di circa 3 milioni superiore a quello minimo obbligatorio per legge comprensivo di danni a cose e persone.
Basterà a risarcire tutti? Secondo le prime stime i danni si aggirano tra i 25 e i 30 milioni di euro, quindi in prima battuta il massimale di riferimento sembra insufficiente. Le restanti richieste di risarcimento, salvo diverse e particolari disponibilità messe in campo dalla stessa Compagnia, saranno a diretto carico dell’azienda e, in solido, degli eredi del povero autista deceduto, il vicentino 42enne Andrea Anzolin.
Il cigno nero
Il cigno nero, dal famoso saggio omonimo di Nassim Nicholas Taleb “The black swan” è un evento assolutamente imprevisto e fuori da ogni prevedibile cognizione statistica. Sono gli eventi che non succedono mai… QUASI mai, quelli insomma che non consideriamo nemmeno perché troppo “lontani”. Una corretta cultura assicurativa nasce dalla doverosa considerazione che siamo soggetti ai cigni neri e che sono proprio loro a mettere davvero in difficoltà le aziende o le persone che si trovano ad affrontarne le dolorose conseguenze.
Nel caso in analisi, oltre ad innalzare il massimale minimo di legge ad almeno 50 milioni di euro per certe tipologie di veicoli (come autocisterne, bisarche, trasporto di sostanze chimiche ecc) è necessario ancor di più diffondere il concetto (e la cultura che ne segue) che sta alla base di ogni valutazione di rischio: priorità all’evento di massimo impatto, anche se ci sembra fuori da ogni ragionevole pensiero; anche se è un cigno nero.
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Articolo pubblicato su Non Solo Fisco al seguente link
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